
Koinobori al vento, all’Istituto di Cultura Giapponese di Roma (foto mia)
Elisa Allo
Leonardo (7 year old)

Istituto di Cultura Giapponese di Roma (nella foto Kintarō con il kabuto – foto mia)
In occasione del Kodomo no hi le famiglie espongono i koinobori, delle maniche a vento decorate a forma di carpa. Per ogni figlio (in alcuni casi soltanto per i maschi) viene esposto un koinobori raffigurante Kintarō con il kabuto — il tradizionale elmetto militare giapponese — mentre cavalca una grande carpa. Kintarō e il kabuto sono un auspicio perché il bambino cresca forte e sano, mentre la carpa si rifà a una leggenda cinese secondo la quale una carpa che nuotava controcorrente si trasformò in drago; il vento muove i koinobori in una maniera che ricorda il nuoto del pesce.
Kintarō (金太郎) è il nome con il quale era conosciuto durante l’infanzia Sakata no Kintoki, uno dei discepoli di Minamoto no Raikō vissuto nel periodo Heian e divenuto famoso per la notevole forza che aveva da bambino. La leggenda narra che Kintarō cavalcasse un orso e che trascorresse il tempo giocando con gli animali sulle montagne da fanciullo. (da Wikipedia)
Durante kodomo no hi si appendono sulle porte di casa foglie di iris e di artemisia in segno di augurio e si prendono bagni caldi nelle vasche in cui galleggiano petali e foglie di iris affinché le foglie di questa pianta, la cui forma allungata e appuntita ricorda quella di una spada, instillino lo spirito combattivo di un guerriero in chi si vi immerge. Del resto la festa era anticamente chiamata anche shōbu no sekku, festa dell’iris. Anticamente era tradizione, nella prefettura di Hyōgo, nel Giappone centrale, di strappar fuori dalla terra delle radici di iris (shōbu) e sistemarle accuratamente in una corona verde facendone emergere due rizomi, simili alle corna di un toro. Si regalavano poi queste corone naturali ai maschietti che, indossandole per la giornata, avrebbero ottenuto la forza caratteristica di quell’animale.
Un altro costume legato a questo giorno di festa è quello di mangiare polpettine di riso avvolte in foglie bambù e chiamate chimaki e dolci di riso ripieni di pasta di fagioli azuki e avvolti in foglie di quercia, chiamati kashiwa mochi. (da Giappone in Italia)

Carpe nel Giardino giapponese (Foto mia)